Lecco, 17 aprile 2018 – Ci sono voluti ben otto mesi e la petizione lanciata sulla piattaforma internazionale Change.org perché Nanni Costa, direttore del Centro Nazionale Trapianti, rispondesse a Marco Galbiati che – nella trasmissione Uno Mattina cui ha partecipato agli inizi di settembre 2017 – gli aveva chiesto un incontro per sottoporgli la parziale modifica della legge 91/1999 che, attualmente, prevede l’anonimato tra i famigliari del donatore di un organo e il ricevente.

“Ho contattato Costa via telefono a più riprese e ho ricevuto solo promesse per un appuntamento che in realtà non abbiamo mai avuto – precisa Galbiati – Adesso che la mia petizione su Change.org ha raccolto oltre 3.000 firme in una settimana e che i media a livello nazionale, Vanity Fair e Barbara d’Urso in primis, si sono interessati alla mia battaglia, ecco che Costa improvvisamente mi chiama e delinea a mezzo stampa due opzioni che però contesto”.

Galbiati è categorico: “Se entrambe le parti sono consenzienti e lo confermano in modo esplicito è necessario permettere loro di conoscersi”. Quindi la proposta di un contatto anonimo mediato (analogamente a quanto accade con le staminali) non è ricevibile. Quanto al parere del Comitato Nazionale di Bioetica, Galbiati non accetta che “su un tema così sentito giungano pareri e non venga, invece, data voce alle decine e centinaia di persone che chiedono quello per cui io sto combattendo”.

Galbiati rilancia: “Vorrei che le istituzioni deputate promuovessero un’indagine scientifica, al fine di verificare su un campione significativo, come avvenuto su scala minore all’ospedale di Bergamo (con risultati a favore della reciproca conoscenza), le effettive volontà dei famigliari del donatore di un organo e del ricevente.